VIETNAM 2^ PARTE (14 dicembre 2024 – 07 gennaio 2025)

DA NANG e HUE – 14/15 dicembre 2024

Questa seconda parte del viaggio in Vietnam inizia salutando la bella Hoi An con un bus che mi porta a DA NANG, una grande città distante circa un’ora da Hoi An. Il programma è: trovare un deposito bagagli alla stazione di Da Nang per poter girare un paio d’ore la città senza il peso degli zaini e poi prendere a metà giornata il treno per Hue. Il piano funziona: alla stazione del treno mentre faccio il biglietto per la tratta successiva chiedo dove lasciare i bagagli, e l’addetta al bancone mi permette di lasciarli dentro il loro ufficio a un costo minimo. Problema risolto. Parto quindi per visitare Da Nang: a prima vista questa città non mi sembra abbia nulla di speciale, sarà che vengo dall’atmosfera magica di Hoi An, ma Da Nang sembra una grande città con palazzi, traffico, centri commerciali. Ma come in ogni parte del Vietnam che ho visto finora basta addentrarsi nei vicoli per scoprire di nuovo la realtà più locale, gli immancabili mercati, le scuole, i caffè (ovviamente appena vedo un locale che mi ispira non perdo l’occasione per fiondarmi a bere un caffè seduta sulle seggioline altezza bambino). La città è famosa per i suoi ponti, tra cui il Dragon Bridge che fotografo da lontano: un ponte di circa 600 mt di lunghezza sovrastato da un’imponente struttura a forma di drago che lo percorre per tutta la sua estensione; nelle sere dei weekend questa costruzione sputa perfino fuoco creando sicuramente uno spettacolo suggestivo. Supero poi la Cattedrale, caratteristica per il suo colore rosa (un’altra simile c’è anche a Ho Chi Minh) e arrivo al Fresco Village, un piccolo quartiere con opere di street art sui muri, consigliato da Paul, signore canadese conosciuto in viaggio. Molti murales sono rovinati e potrebbero essere conservati meglio, ma l’idea è carina e sarebbe bello vederla ampliata in futuro. Visto l’orario torno verso la stazione per prendere il treno per Hue. Da Nang non mi è sembrata una città meritevole di sosta prolungata, ma di certo il meteo che continua ad essere piovigginoso non aiuta…

Il treno per HUE è comodo e il viaggio di circa 3 ore da Da Nang risulta piacevole – anche solo per il fatto di starsene dentro al caldo mentre fuori continua a piovere; si percorre un tratto ripido di montagna attraverso il Passo di Hai Van ammirando dal finestrino una vegetazione fitta e selvaggia (credo sia una bella zona da esplorare anche in sella a una motocicletta). Arrivata in stazione ad Hue prenoto facilmente il biglietto che mi servirà il giorno successivo per andare a nord, ad Hanoi (treno notturno con cuccetta), e sfrutto un grab-bike per arrivare al mio ostello. Ai miei occhi sembrava difficile far stare una persona con uno zaino (sempre più) grande sulla schiena, uno piccolo davanti, e pure un ombrello in mano. Ma i grab driver fanno magie! Io per sicurezza mi aggrappo per bene al mio autista per non essere sbilanciata indietro dal peso del mio zaino. Mi rigenero con una doccia calda in ostello e poi esco a vedere un poco la città; trovo per caso un locale carinissimo, Nina’s Cafè, che poi scopro avere un sacco di recensioni positive (me ne accorgo anche dal numero di clienti occidentali che continuano ad entrare). La fama è meritata, ho mangiato una zuppa fantastica, in un locale accogliente e familiare, era quello che mi serviva dopo la camminata sotto la pioggia.

Indovinate che tempo fa la mattina dopo? Piove. Non ne posso più. Però sono qui, andiamo. Parto per vedere la città imperiale di Hue che per fortuna è abbastanza vicino: il complesso di palazzi e templi fortificato è davvero imponente, e si può utilizzare un’audioguida in italiano per apprezzare e conoscere meglio le diverse parti. Devo ammettere che con la pioggia, la mantella fradicia, l’ombrello da aprire e chiudere e le scarpe da mettere e togliere per entrare in alcuni templi, dopo un paio d’ore abbandono la cittadella per cercare un tè caldo. Il benessere personale ha avuto la meglio sulla cultura! Trovo un locale molto carino, il Cafè Mo.He che riesce a farmi rilassare e riscaldare corpo e spirito grazie a una tazza di tè caldo al ginseng davvero invidiabile in quanto a presentazione. Hue meritavi una visita, e so che con un meteo favorevole ci sarebbero state tante altre cose da vedere, sia in città sia fuori, ma non era questa l’occasione. Mi sposto quindi alla stazione ferroviaria perché alle 17 partirà il mio treno notturno diretto a nord, ad Hanoi, dove vado alla ricerca di un po’ di asciutto! Nell’attesa del treno adocchio un baretto fuori dalla stazione e provo a avvicinarmi per vedere se trovo qualcosa da mangiare; non sembra esserci nessuno ma poi da una porticina esce un signore piuttosto anziano che, con un buon inglese, mi chiede se voglio mangiare qualcosa; in due secondi sotto la tettoia mi allestisce tavolino e due seggioline di plastica e voilà, la sala è pronta! Fantastico!

HANOI – dal 16 al 31 dicembre 2024

Il treno notturno verso HANOI è comodo; ho scelto l’opzione di un vagone letto da quattro posti. Insieme a me ci sono altre tre ragazze vietnamite; con una di loro faccio cambio cuccetta perché lei ha quella al piano superiore ma capisco che la cosa la turba un poco e vorrebbe un letto al livello inferiore come il mio. Perciò le cedo il letto e mi arrampico in quello alto (la scelta del termine non è casuale, bisogna davvero arrampicarsi perché c’è solo un micro gradino sulla parete per salire!) – ora, col senno di poi: mai più il sedile in alto, mannaggia a me! Ho avuto l’aria condizionata sparata a mille tutta la notte da una bocchetta proprio sul soffitto; probabilmente al ripiano sotto l’avrei sentita meno. Quindi ecco, per chiunque voglia viaggiare in treno in Vietnam: cuccette consigliate, ma andate vestiti come per il polo nord. Ho provato a cercare solidarietà dalle altre ragazze del vagone chiedendo se anche loro sentissero freddo, mi preparavo già all’insurrezione di massa per far spegnere questa maledetta aria ma loro candidamente e con un bel sorriso mi hanno risposto “no cold!” e in effetti sono state tutto il tempo a mezze maniche, io allibita (ps. ci ho anche provato a chiedere alla capotreno di abbassare ma mi ha liquidato con un gesto secco del capo). Insomma, arrivo a Hanoi alle 6 del mattino piuttosto congelata, niente di meglio che cercare un pho locale per riscaldarmi (la zuppa vietnamita tipica). Vicino alla stazione mi intrufolo al Quan Bun Moc Bao Khanh, gestito da mamma e figlia o così mi paiono, e gusto il mio buonissimo piatto tanto da convincere pure un gruppetto di signori giapponesi a fermarsi a mangiarlo, probabilmente han visto come mi stavo rianimando dopo quel pho. Sono quindi pronta per andare verso l’ostello (Nexy Hostel di Hanoi – buona posizione e buoni servizi, lo consiglio).

Ora urge una precisazione nei racconti delle prossime giornate: per questioni organizzative (la mia amica Marta mi raggiungerà ad Hanoi il 28 dicembre e io sono dovuta fuggire prima del previsto dal Vietnam centrale a causa della pioggia) mi sono trovata a trascorrere ad Hanoi – e dintorni – molti più giorni di quanto avevo preventivato. Quindi qui sotto troverete la descrizione sia di posti normalmente citati nelle guide su Hanoi, sia di posti che solitamente non vengono visti da chi passa ad Hanoi solo qualche giorno (io consiglio di fermarsi comunque almeno 4 giorni). Sono stata soddisfatta di avere l’opportunità di fermarmi ad Hanoi così tanto, mi ha permesso di apprezzare la città in tutte le sue sfumature.

Ogni visita ad Hanoi che si rispetti non può che iniziare passeggiando nelle vie del quartiere vecchio, formato da ben 36 strade, ognuna specifica rispetto alle attività commerciali presenti, ad esempio la via delle spezie, dei fiori, dei dolci. Pure la via delle pompe funebri! Altra tappa irrinunciabile è camminare lungo le rive del lago Hoan Kiem, vicino al quartiere vecchio, sedere su una panchina, gustarsi il panorama del tempio nel lago e dei grattacieli sullo sfondo e ammirare i vietnamiti che fanno ginnastica e i gruppi di signore che danzano, chi seguendo una coreografia e chi improvvisando, fregandosene totalmente di cosa pensano gli altri e di noi turisti che facciamo foto e video imbambolati. Non possono poi mancare le innumerevoli tappe nei vari caffè e negli street food della città. Uno dei miei caffè preferiti resta un locale minuscolo di cui non so nemmeno il nome, che sarà stato grande quanto un corridoio, gestito da una signora che non sapeva nulla di inglese. Grazie alla combo gesti + google translate, mi dà il mio tè caldo che mi sorseggio su uno dei pochi sgabelli di quel locale osservando la vita al di fuori, con la signora che mi elargisce dei bei sorrisi soddisfatti. Al termine cerca di dirmi il costo, io non capisco una mazza e le do banconote che valgono dieci volte tanto il costo reale del tè: 20 centesimi. Ride di gusto mentre toglie dalle banconote solo quelle che le spettano e mi ridà il resto; io imbambolata mi sento una scema e penso alla sua onestà. Altra tappa turistica da non perdere è la Train Street: fatevi convincere dalle proprietarie dei caffè lungo i binari a sedervi aspettando il passaggio del treno. All’ora stabilita le vedrete armeggiare per spostare sedie, tavolini e accertarsi che voi siate al sicuro, perché il treno passa – a velocità anche abbastanza sostenuta – a pochi cm dalle vostre gambe! Io sono andata la mattina verso le 11 in un giorno feriale e c’era pochissima gente; nel pomeriggio e la sera credo sia abbastanza affollata.

Tra i punti di interesse solitamente suggeriti nelle guide turistiche io e Marta abbiamo visitato il Tempio della Letteratura, la Pagoda su una colonna e il mausoleo di Ho Chi Min.

Inoltre, tra i musei interessanti da visitare (ma se avete poco tempo ad Hanoi direi evitabili) il Vietnamese Women’s Museum e il Vietnam Museum of Ethnology, incentrati rispettivamente sul ruolo delle donne e sulla descrizione delle diverse etnie presenti in Vietnam.

Approfitto di queste giornate ad Hanoi anche per fare il visto per l’ingresso in Laos presso l’ambasciata laotiana (sembra che in alcuni punti di confine sia possibile richiedere il visto al momento dell’attraversamento del confine, mentre in altri punti non è così chiaro; non sapendo ancora dove attraverserò preferisco avere già il visto in mano); è una procedura piuttosto semplice, bisogna avere con sé una fototessera formato passaporto, si compila un foglio presso l’ambasciata e si passa il pomeriggio stesso a ritirare il passaporto col timbro aggiornato.

Durante il mio soggiorno prolungato ad Hanoi sfrutto la possibilità di noleggiare una bici e esplorare posti lontano dalle solite mete turistiche; come dicevo all’inizio se state ad Hanoi solo pochi giorni probabilmente non ne avete il tempo, ma se devo essere sincera una mezza giornata in bici a Banana Island (descritta sotto) la includerei anche in soggiorni brevi ad Hanoi. Trovo un buon noleggio bici, il Trung Bicycle Rental, che permette di noleggiare mountain bike di buona qualità, con caschetto, lucchetto e porta cellulare al costo di $5.80 al giorno. Il proprietario è gentile, mi dà suggerimenti sui giri da fare e mi accompagna anche per una parte iniziale per mostrarmi la strada corretta e aiutarmi a attraversare la trafficatissima strada senza rischiare la vita.

Il primo giro che consiglio è a nord ovest di Hanoi, si tratta di un anello attorno al lago West Lake (Ho Tay) di circa 17 km e tutto pianeggiante, che permette di gustarsi le rive del lago con i suoi bei caffè ed i templi, passando anche attraverso il quartiere Tay Ho, dove soggiornano la maggior parte degli expat ad Hanoi. Sosta imperdibile al Maison Marou Cafè dove gustarsi un’ottima cioccolata! Al termine dell’anello consiglio di deviare verso Banana Island, una piccola isola lungo le sponde del fiume Rosso, famosa per le piantagioni di banane. E’ un percorso bellissimo da percorrere in bici o a piedi, si passa su strade di terra battuta proprio in mezzo alle piantagioni e non sembra nemmeno di essere a pochi chilometri dalla frenesia di Hanoi! Utilizzo la app Mapy.cz per navigare le varie stradine, affidabile. Ma l’esperienza non finisce qui: per rientrare ad Hanoi si può percorrere il bel ponte Long Bien Bridge, famoso ponte di ferro battuto costruito dai francesi a fine 1800 e bombardato più volte dagli Americani nella seconda guerra mondiale, ma sempre ricostruito dai Vietnamiti. Simbolo della loro tenacia, insomma. La bellezza di questo ponte è che viene percorso solo dal treno (quello famoso di Train Street), dagli innumerevoli motorini, dalle rare bicilette o dai più intrepidi pedoni ed è emozionante essere parte di questo flusso con vista sul fiume Rosso e sulla città! Ma bisogna accedere dal lato giusto, infatti a seconda che si voglia andare verso la città oppure al di fuori di essa, la salita di accesso sul ponte è su un lato diverso: quindi prima bisogna verificare quale sia la propria direzione, poi salire dal lato giusto. Altrimenti fare il ponte a piedi in senso contrario a tutto il flusso di motorini direi che è assolutamente da evitare perché rischioso.

Il secondo giro in bici che consiglio è verso sud est, oltre il fiume Rosso, al Bat Trang Pottery Village, villaggio famoso per la produzione di ceramiche, e il rispettivo Bat Trang Museum dove ammirare sia una collezione di ceramiche, dalle più antiche alle più recenti, sia un’esposizione di opere di “light sculpture art” di un artista contemporaneo, Bui Van Tu. Il percorso, che parte dal noleggio di biciclette citato prima (Trung Bicycle Rental) fino al museo, è di circa 15 km, è pianeggiante e piacevole perché passa in mezzo a stradine secondarie della città ed alcune stradine di campagna (pure in mezzo a un cimitero!); solo in alcuni punti diventa meno gradevole perché incrocia strade grandi trafficate. Al termine della visita al museo di ceramica si può ripartire con la bici verso l’Ecopark distante circa 4 km, una zona immersa nel verde dove godersi un bel parco e dei percorsi ciclabili tra banani, laghetti e con vista sui grattacieli attorno. A parte la bellezza del paesaggio la zona è un po’ strana perché nonostante le belle villette e i grattaceli non si vedono molte persone in giro, non capisco se è un quartiere abitato da stranieri (ora assenti per il Natale?) o un quartiere ancora giovane e non molto popolato. Per rientrare in città decido di attraversare il fiume Rosso in modo da fare un giro ad anello e non ripercorrere la stessa strada fatta all’andata. Trovo quindi il punto di attraversamento (segnato anche su google maps, con linea tratteggiata che attraversa il fiume) – anche se all’inizio sono un po’ scettica: non c’è assolutamente nulla, non traccia di barche ed è pure in una zona sperduta, ma alcuni lavoratori, a gesti, mi fanno capire di aspettare. Tempo 5 minuti infatti dall’altra riva si avvicina un piccolo traghetto spartano che carica me e la mia bici, unici passeggeri, portandoci in pochi minuti sull’altra riva. Facile! Il percorso di ritorno ad Hanoi non è molto bello, spesso bisogna pedalare a fianco di una grossa strada trafficata, ma appena riesco mi intrufolo nelle stradine interne più piccole, fino a rientrare al punto di partenza dopo una sosta street food necessaria. Mi consolo, culinarmente parlando, la sera concedendomi una bella lasagna al ristorante italiano Luna d’Autunno: sarà l’astinenza da cibo italiano, sarà che è la sera di Natale, è stata la lasagna più buona del mondo!

CAT BA ISLAND – dicembre 2024 (durata del soggiorno 2 o 4 giorni, dipende dalle attività che volete fare)

Questa isola ad est di Hanoi si trova vicino alla famosa Halong Bay, ne conserva le stesse bellezze naturali ma senza il turismo eccessivo che si riversa ad Halong. Vale quindi sicuramente la pena visitarla e soggiornarci almeno per una notte. Dista circa 3 ore di viaggio da Hanoi (bus + traghetto di circa 15 minuti + bus sull’isola); io ho soggiornato presso la Cat Ba Central Homestay, una struttura davvero carino e molto pulita che si trova in una buona zona, poco distante dal porto di Cat Ba (ma la città vera e propria di Cat Ba non è nulla di che, le sue vere bellezze sono all’interno del parco e nelle baie attorno). Una delle prime cose che consiglio di fare sull’isola è la passeggiata che collega la spiaggia Cat Co 3 con la spiaggia Cat Co 1 (originali nei nomi), un bellissimo percorso pedonale con qualche gradino molto facile, che permette di scoprire il panorama delle meravigliose baie e isolette attorno a Cat Ba. Proseguendo e aggirando uno dei grossi alberghi (ahimè ecomostri) sulla spiaggia Cat Co 1 si raggiunge anche l’ultima spiaggetta, Cat Co 2. Quando ci sono stata io la temperatura era davvero piacevole per stare sdraiati in spiaggia, ma l’acqua piuttosto fredda quindi erano ben pochi i turisti che si sono fatti il bagno! Ritornando verso la città di Cat Ba vale la pena passeggiare dentro il suo mercato e gustare piatti di pesce locale proprio nel banchetto interno al mercato, affollato di vietnamiti: si prende il proprio vassoio di metallo e si indica alla proprietaria cosa si vuole provare. Certo spesso si va sulla fiducia!

Cat Ba viene scelta innanzitutto per le crociere organizzate nella baia di Lan Ha Bay (vicina alla famosa Halong Bay – è una prosecuzione della stessa più a sud). Quindi se potete stare sull’isola solo un paio di giorni consiglio di fare questa esperienza. Noi abbiamo prenotato la gita di un giorno intero con la Cat Ba Eco Tourist ($30): la giornata è piena, dalle 8.30 del mattino fino alle 17 e comprende la navigazione ammirando la baia e le mille isolette che la compongono; le soste per fare il bagno (temperature permettendo – e sì, noi l’abbiamo fatto anche a dicembre! Freddo, ma era un’esperienza da provare); il giro in kayak in diverse grotte e la pausa pranzo sulla barca. Direi che è un’escursione ben organizzata, la consiglierei – molte altre compagnie organizzano crociere simili, anche con nottata in barca; personalmente credo non valga la pena di spendere di più solo per passare una notte in barca perché le esperienze proposte sono comunque le stesse della gita di un giorno. La crociera in gruppo ci permette di conoscere altre persone e ci si ritrova infatti la sera sull’isola a mangiare e a sgolarci cantando (male) nell’immancabile karaoke, un must vietnamita!

Avendo più tempo a disposizione sull’isola di Cat Ba io ne approfitto per fare un’escursione organizzata (costo $37) nel Cat Ba National Park. Mi affido alla mia guesthouse per l’organizzazione; la gita merita perché permette di sfruttare una giornata intera nel parco con tante attività diverse. Prima di raggiungere il parco ci si ferma a visitare la grotta Dong Trung Trang Cave, grande e ben illuminata. L’escursione nel parco vede come partecipanti solo me e Laura, una simpatica signora scozzese amante delle camminate, ci intendiamo subito. Il percorso totale è di circa 10 km, ogni tanto c’è qualche dislivello per salire le 5 “montagne” interne al parco; devo dire che pur non essendo nulla di difficoltoso a livello tecnico, è cmq un’escursione lunga (quindi meglio portarsi acqua e qualche snack), da non sottovalutare. Il percorso è molto bello, sempre immersi nella giungla su sentieri ben percorribili; in altri periodi dell’anno dicono sia possibile vedere il presbite dalla testa bianca (già solo il nome, adoro) che è un esemplare di langur – cioè un tipo scimmia, per capirci, ma non ditelo agli esperti che l’ho chiamata così – a rischio di estinzione che vive solo su quest’isola. Al momento dicono che ne esistano solo una settantina di esemplari, e solo su quest’isola. Al termine della camminata raggiungiamo un punto ristoro nel villaggio di Viet Hai per un ottimo pranzo a base di pietanze locali (anche con opzioni vegetariane), per poi salire in sella a delle biciclette e raggiungere il molo percorrendo una piacevolissima strada che si snoda tra le stradine del villaggio, le risaie e le mille isolette di questa parte di baia. Al molo lasciamo le bici e saliamo sulla nostra barchetta spartana, adorabile, che ci porta su una piccola piattaforma galleggiante dove ci aspettano dei kayak per navigare attorno a una delle isolette in completa libertà. Insomma tra camminata, bici, barca e kayak, io e Laura ci sentiamo delle triatlete! Tornati sulla piattaforma, caffè di ristoro, e con la nostra fidata barchetta ritorniamo verso il porto di Cat Ba – nel mentre diamo anche un passaggio ad alcuni pescatori. La giornata è stata davvero piena ma molto molto soddisfacente. Se siete interessati a percorrere il trekking in autonomia direi che è fattibilissimo perché i sentieri sono ben evidenti e ci sono spesso bolli segnaletici; certo la comodità del tour organizzato è che oltre al trekking ci hanno organizzato tutte le altre attività e il rientro in barca a Cat Ba, che cmq credo siano organizzabili anche in autonomia senza grandi difficoltà. [La seconda parte di questa giornata, cioè dalla bicicletta al kayak è parzialmente sovrapponibile a quanto si fa già durante la crociera; io pur avendola ripetuta due volte me la sono goduta comunque in entrambe le occasioni!]

NINH BINH e TAM COC– 01/03 gennaio 2025

Dopo il Capodanno passato ad Hanoi (mai vista così tanta gente insieme, una folla indescrivibile!) cerchiamo un po’ più di tranquillità spostandoci a sud verso Ninh Binh con un bus (circa 3 ore da Hanoi). Per la precisione la zona dove soggiorniamo e dove consiglio di stare non è proprio Ninh Binh città, che è poco interessante, ma TAM COC, a circa 6 km da Ninh Binh, dove si trovano tantissime guesthouse e ostelli. E’ una zona totalmente immersa nella natura, davvero tranquilla e piacevole che si può girare in bicicletta o ancora meglio in scooter permettendo di raggiungere anche punti più distanti. Io e Marta arriviamo a Tam Coc nel pomeriggio, prendiamo uno scooter e ci dirigiamo su consiglio del nostro host prima verso la pagoda Thai Vy Temple, godendoci il panorama delle risaie, dei corsi d’acqua e della quiete del tempio con l’esibizione di un anziano monaco musicista, e poi verso Hoa Lu Ancient Town, un quartiere di Ninh Binh che si rileva essere una piccola perla, poco citata nelle guide turistiche ma da non perdere soprattutto se si arriva la sera. Sembra una Hoi An in miniatura, senza il caos dei turisti: lanterne colorate appese ovunque e due bellissimi templi illuminati, posti al centro di un piccolo lago, che catturano immediatamente lo sguardo. Ma sono uno spettacolo anche all’interno, e diversi dai soliti templi: dimenticate l’oro e il kitsch che spesso si incontra nei templi vietnamiti, qui le pareti sono di color argilla e decorate con bassorilievi incredibili. Una meraviglia. Lungo la riva del lago si trovano inoltre tantissimi locali per mangiare cibi tipici e bere qualcosa ammirando le luci.

La giornata successiva ci vede sveglie all’alba e in sella al nostro scooter dirette verso la Mua Cave e il suo famoso viewpoint, che permette di avere un panorama stupendo sulla pianura circostante, essendo disposto sulla cima di una montagna. Quindi, ancora un po’ addormentate, saliamo i 500 gradini e ci godiamo questa meraviglia. Nonostante la leggera foschia, restiamo incantate a guardare verso il basso. Una volta scese la destinazione successiva è Trang An: un complesso paesaggistico, patrimonio dell’Unesco, tappa irrinunciabile per le famose escursioni in barca a remi. Si può scegliere tra 3 itinerari diversi, tutti della stessa durata (circa 3 ore) ma che toccano punti diversi di questo complesso: noi scegliamo il percorso n.1, meno turistico (lo consiglierei). La barca ospita quattro passeggeri (se siete soli o in due basta semplicemente aspettare che arrivi qualcun altro), un uomo o una donna del posto remeranno per tutta la durata della gita, ma a disposizione dei partecipanti ci sono corti remi per aiutare, e direi che se lo meritano. La gita è bellissima: ci si trova in un ambiente totalmente selvaggio, navigando in silenzio lungo il fiume, con qualche fiore di loto qua e là e ammirando le cime carsiche attorno. Si passa all’interno di tantissime caverne, dove bisogna fare attenzione a non esporre troppo la testa o abbassarla al momento giusto! Ogni tanto ci si ferma, si scende dalla barca e si visitano alcune piccole isolette con templi buddisti o pagode. Le 3 ore passano veloci; alla fine lasciare una piccola mancia al rematore è un gesto sempre ben accetto. Non è finita qui la giornata; l’ultima tappa è la visita alla Bai Dinh Pagoda: non si tratta di una sola pagoda ma di un complesso intero, per la precisione il più grande complesso di pagode del sud est asiatico. La sua estensione è davvero impressionante: basti pensare che all’ingresso ci sono delle auto elettriche che ci accompagnano fino al punto iniziale della nostra escursione (noi abbiamo scelto di percorrere il complesso a piedi, ma c’è anche la possibilità di girarlo completamente su queste macchine elettriche). Il complesso è ricco di statue di Buddha di ogni dimensione e colore, di svariati templi, e comprende la più alta “stupa” (monumento indiano) dell’Asia, da dove si può ammirare, dopo la salita in ascensore, il panorama attorno. Rientriamo quindi, stanche e davvero soddisfatte, a Tam Coc dove ci concediamo un buon aperitivo al Banana Hostel, pieno di altri viaggiatori.

La giornata successiva prevede una mattinata tranquilla girando in bicicletta per le viuzze di Tam Coc, e scattando un po’ di fotografie più o meno serie 🙂 in un piccolo posto che si trova sulla strada diretta alla Mua Cave (Làng Huong Co Do), allestito apposta con mazzi di incenso e scenografie tipiche, per permettere ai turisti di avere un bello scatto che ricordi il Vietnam. Il “vero” villaggio dell’incenso in realtà si trova a circa un’ora da Hanoi (Quang Phu Cau Incense Village) ma noi per questioni di tempo non siamo riuscite ad andarci. Nel primo pomeriggio lasciamo Tam Coc per rientrare ad Hanoi, partenza obbligata per la nostra tappa successiva: Ha Giang Loop nel nord del Vietnam.

HA GIANG LOOP – 04/06 gennaio 2025

Si tratta di un anello da percorrere in sella ad una motocicletta, che parte ed arriva nella città di HA GIANG. Ci sono tantissimi tour operator che organizzano questo circuito; noi ci siamo affidate al nostro ostello di Hanoi, che ha prenotato il tour con Hong Hao Hostel Motorbikes. Dopo l’esperienza fatta, mi sento di consigliarlo a chi vuole intraprendere questa avventura! Il nostro “pacchetto” comprendeva: andata/ritorno con bus Hanoi/Ha Giang; motocicletta con rider personale; alloggi e pasti, per un totale di 3 giornate in sella alla moto – costo di circa $200. Ne valgono la pena. Io e Marta all’inizio eravamo un po’ dubbiose sul fatto di fare o meno questo loop: nessuna delle due è particolarmente appassionata di moto, ma sentendo i commenti di tanti viaggiatori entusiasti della cosa, ci siamo decise. E ne siamo state davvero contente. E’ un tour da fare in gruppo, quindi ci si trova con persone diverse – il nostro gruppo si è rivelato bello vario in termini di età, nazionalità (Italia, Germania, Austria, Francia, Israele) e di viaggio (singoli, coppie, amici), ma si è creata una bella atmosfera fin da subito. Ogni partecipante ha il proprio rider locale (tutti molto esperti di guida, e professionali negli atteggiamenti); si percorrono in sella alla moto delle strade di montagna con tornanti e punti di osservazione su paesaggi strepitosi. Personalmente tra i paesaggi più belli del Vietnam. Certo, qui il meteo deve giocare a favore e, ad ogni modo, è opportuno essere belli coperti. Ci si spinge a nord fino al confine con la Cina – e a questo punto ho pensato “Ok, il Vietnam l’ho visto davvero da sud a nord!”. Ma non temete, non si sta mai troppo tempo di fila in sella, ci si ferma spesso per prendere un caffè, fare fotografie, o anche solo sgranchirsi le gambe. E durante queste pause ne approfittiamo per conoscere meglio anche i nostri rider che, se all’inizio sono tutti un po’ timidi e riservati, dopo poco tempo – secondo me grazie allo spirito italiano nostro, di Samantha e Maria Luisa, ragazze italiane del nostro gruppo, capiscono che possono lasciarsi andare! La sera organizzano, per chi vuole, divertenti karaoke e impariamo a brindare da vere vietnamite.

Per chi volesse organizzare l’Ha Giang Loop in autonomia, guidando la propria motocicletta, è possibile – tenete presente però che in Vietnam serve la patente internazionale per guidare la moto; su internet leggevo spesso commenti relativi al fatto che non fanno controlli. NON E’ VERO! Quando siamo andate noi ogni giorno abbiamo incontrato posti di blocco della polizia che controllava sia turisti in viaggio da soli, sia i tour organizzati, verificando le patenti dei guidatori, stranieri e locali. Inoltre questo loop non è accessibile solo con lo scooter, ma serve proprio una motocicletta con le marce, viste le tipologie di strade di montagna che si vanno a affrontare.

SAPA – 06/07 gennaio 2025

Dopo l’Ha Giang Loop le strade mia e di Marta si separano: lei torna in Italia, io proseguo il mio viaggio. E’ stato bello avere un’amica di lunga data per una parte del viaggio! Ora devo rimettermi in modalità “solo traveler”, è un equilibrio diverso, serve un poco di tempo per passare da una modalità ad un’altra. Ad ogni modo, lascio Ha Giang salendo su un bus diretto a SAPA, ultima città del Vietnam dove soggiornerò solo per una notte prima di passare al Laos. Questo periodo dell’anno non è ottimale per visitare Sapa: è inverno e la città è a 1600 mt; oltre al freddo spesso piove e c’è una nebbiolina poco piacevole. Di solito infatti viene presa d’assalto dai turisti nel periodo di primavera o autunno, dove le temperature sono ideali per le escursioni in montagna e le vedute sui campi terrazzati attorno. Quindi non sono troppo triste all’idea di passarci solo una notte. Nella mezza giornata a disposizione passo dal centro di informazioni turistiche, ben organizzato, dove acquisto il biglietto del bus che mi porterà in Laos, e poi visito, previo acquisto del biglietto, il villaggio di Cat Cat che si trova vicino al centro di Sapa. Sinceramente nutro pareri discordanti circa questo villaggio: di per sé sarebbe una bellissima visita se non fosse che è pieno zeppo di negozietti locali che insistono nel vendere la propria merce, ma così pieno che a tratti non è nemmeno possibile scorgere il panorama per la presenza di questi negozi! Capisco che molti locali sopravvivono grazie al turismo ma così mi sembra davvero una situazione incontrollabile. Di per sé il villaggio è carino, ma non so se consiglierei di visitarlo proprio per la sensazione spiacevole data da questa smania per i turisti.

Nel pomeriggio lascio Sapa su uno sleeping bus che mi porterà verso Dian Bien Phu (ultima città del Vietnam), per poi cambiare mezzo e salire su un pulmino locale che, attraversando la frontiera Vietnam/Laos, mi permetterà di raggiungere la prima cittadina laotiana, Muang Khua. Qui una nota è d’obbligo sullo sleeping bus da Sapa: per la prima volta in Vietnam, questo bus non ha solo sedili “letto” singoli, ma anche doppi e, soprattutto, un bellissimo “lettone” comune 5 posti posizionato nelle ultime file del bus. Indovinate quale di queste sistemazioni mi è toccata?! Ovviamente il lettone: io, una coppia di francesi, e un signore vietnamita. Per fortuna il quinto posto è rimasto libero perché altrimenti avremmo dovuto tenere probabilmente sdraiato sopra di noi il quinto malcapitato! Già così lo spazio era ristretto, ci siamo trovati a dormire quattro sconosciuti, sdraiati uno di fianco all’altro (letteralmente, i fianchi si toccavano). Appena abbiamo visto il letto che ci spettava io e i francesi ci siamo guardati e siamo scoppiati a ridere! Bisogna prenderla così, fa tutto parte dell’avventura. Ci rivediamo in Laos!

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1 Commenti

  • Gio

    Stupenda esperienza Silvia…

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Chi sono

Silvia

Nata a Clusone (BG), vivo e lavoro a Milano.

“Non tutti quelli che vagano sono persi” – ecco, l’idea di perdermi nel mondo e nelle sue mille facce mi affascina proprio. Natura, culture, persone, esperienze nuove: sono curiosa di tutto ciò. E tu?

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