CAMBOGIA (06 novembre – 01 dicembre 2024)

SIEM REAP – 06/10 novembre 2024

Dopo i pochi giorni a Bangkok, io e Manu abbiamo deciso di andare in Cambogia attraversando via terra il confine Thailandia/Cambogia nel punto definito Poipet Border; ci andiamo via bus utilizzando la compagnia Travel Mart, una delle tante che garantisce questo servizio. Si possono acquistare i biglietti sia on line che all’ufficio di Bangkok e se si vuole, con un minimo costo aggiuntivo, si occupano loro anche della gestione passaporti alla dogana…in realtà a posteriori direi che questo servizio non è così necessario, si può fare in autonomia perché è sufficiente mettersi in coda per sbrigare le pratiche doganali.

Superato il confine cambogiano la prima città che ci aspetta è SIEM REAP, famosa per il complesso religioso di Angkor Wat. Ma abbiamo tempo a disposizione, non vogliamo partire dalla super star dei templi ma iniziare a scoprire un po’ la città camminando nelle sue viuzze: alloggiamo vicino alla pagoda Wat Bo, tempio buddista, che sbirciamo da vicino sentendo i canti dei monaci al loro interno; passeggiando ci troviamo per caso di fronte al Family Rice Noodles & Chives Cake, locale che prepara cibo khmer (la cucina cambogiana) frequentato da gente del posto. Il cameriere è un ragazzo giovanissimo che parla un poco di inglese e quindi ci capiamo senza problemi pur non conoscendo ancora bene i piatti che avremmo ordinato (con meno di €5 mangiamo in due). La passeggiata continua verso il centro della città e la famosa Pub Street: via piena zeppa di ristoranti, pub, negozi di souvenir per occidentali e altri locali con attività piuttosto assurde tipo il sedersi fronte strada con i piedi a mollo in un acquario colmo di pesci che ti fanno la pedicure mentre osservi i passanti, o carretti dove vendono gelato fritto (ahimè, esiste davvero).

La giornata successiva parte con una visita ai tantissimi templi e antiche città khmer attorno a Siem Reap. Per accedere a ogni tempio serve mostrare il biglietto di ingresso; esistono biglietti di ingresso da 1 giorno, 3 giorni o 7 giorni, che possono essere acquistati solo sul sito ufficiale (www.angkorenterprise.gov.kh) o direttamente alla biglietteria ufficiale, come abbiamo fatto noi. Abbiamo optato per il pass di 3 giorni che non ha una spesa indifferente (€59) ma sinceramente, a meno che non si stia a Siem Reap solo un giorno, ne vale proprio la pena. Ci siamo fatti accompagnare il primo giorno da un tempio all’altro da un autista di tuk tuk che è stato con noi durante tutta la giornata, in molti templi scendeva insieme a noi raccontandoci quello che lui conosceva – esistono comunque guide ufficiali presso la biglietteria se si vogliono spiegazioni più approfondite. Abbiamo chiesto di portarci, tra un tempio e un altro, verso Kbal Spean, una zona naturale un po’ fuori dal percorso comune dove abbiamo fatto un piccolo trekking nella giungla (niente di impegnativo, 1 ora e mezzo circa di camminata in totale piuttosto pianeggiante) dove si possono ammirare delle incisioni in pietra proprio nel letto del fiume ed una bella cascata. Al termine Chang, il nostro autista, ci consiglia di allungare il tragitto per vedere il tempio Phnom Bok che si trova in cima ad una montagna. Il viaggio in tuk tuk per arrivarci è abbastanza lungo ma passa piacevolmente: ci guardiamo attorno stupiti da tutto quello che vediamo ai bordi delle strade. Arrivati a destinazione, il buon Chang ci indica la scalinata che dobbiamo fare per raggiungere il tempio e stavolta non ci accompagna: davanti abbiamo 630 gradini da fare! Ma ne valgono senza dubbio la pena: arrivi in cima, prendi fiato (necessario) e ti trovi davanti un tempio antico, dove la natura sta piano piano guadagnando terreno con le radici che avvolgono le pietre del tempio, nuovi alberi che cercano di spuntare nel mezzo, e attorno a te nessun altro. Ti addentri nel tempio e ti sembra di vivere in un libro mentre guardi tutto con la bocca spalancata. Nessun turista, solo noi e questo tempio. Personalmente è stato il tempio che mi ha regalato più emozione.

Una volta scesi, noce di cocco ristoratrice alla base dei gradini, e via di nuovo sul nostro tuk tuk. Si rientra verso Siem Reap aggiungendo lungo il tragitto la visita ad altri templi, Banteay Samre e Pre Rup Temple. Faccio mille foto ad ogni tempio, consapevole che quando le riguarderò mi sembreranno tutte uguali, ma non posso farne a meno: ogni angolo merita di essere immortalato!

La sera rientrati in città scopriamo un ottimo ristorante che diventerà tappa anche nei giorni successivi: Banlle Vegetarian Restaurant – cibo buonissimo, porzioni abbondanti e prezzi davvero incredibili. Da segnare.

La giornata successiva ha come protagonisti, ovviamente, i templi ma stavolta in bicicletta!! Io sono entusiasta perché adoro la bici: troviamo un ottimo servizio noleggio a Siem Reap, il Bayon Bicycle Service, che con €5 al giorno permette di affittare una bella mountain bike con caschetto per tutta la giornata. Quelle ruote belle larghe ci serviranno! L’obiettivo è percorrere il Grand Tour Circuit, anello di circa 43 km che tocca svariati templi. Percorrerlo in bici è la scelta azzeccata: ti guardi attorno con calma, ricambi tutti i sorrisi che ti vedi rivolgere e, cosa sorprendente, hanno delle bellissime piste ciclabili che un po’ fiancheggiano la strada, un po’ stanno all’interno permettendoti di ammirare i campi di riso e i laghi. Che è, la piccola Svizzera del Sud Est Asiatico?! Ci fermiamo in svariati templi, sempre mostrando all’ingresso il nostro pass: Kravan Temple, Banteay Kdei Temple, Mebon Temple, Ta Som Temple, Krol Ko Temple, Neak Pean Temple (complesso caratterizzato da un laghetto con un tempio al centro e altri 4 piccoli laghetti ai lati, un po’ Hunger Games), Preah Khan Temple. Il clima inizia a diventare caldo e decidiamo di avventurarci per un percorso nella giungla: tra radici, ponti traballanti e tempio misterioso, riusciamo a tornare sulla strada principale. Da qui pedaliamo verso il grande complesso di Angkor Thom semplicemente attraversandolo in sella alla nostra bici, il tempio vero e proprio lo lasciamo per domani. Anche solo pedalare in questi antichi complessi trasmette un senso di pace incredibile, nonostante ci si trovi sempre in mezzo a tanti turisti.

Prima di rientrare a Siem Reap vogliamo però visitare un posto particolare, l’Apopo Visitor Center: si tratta di un centro dove addestrano ratti (sì, proprio ratti!) affinché possano essere in grado di scovare mine inesplose grazie al loro fiuto, e permettere poi a squadre addestrate di deattivarle. Dopo una spiegazione teorica ci mostrano una simulazione vera e propria della procedura con un simpatico ratto in azione (di nome Valery). Suuuper interessante, tappa da non perdere!

Ultimo giorno a Siem Reap non può che concludersi con la visita a Angkor Wat! Sveglia all’alba, come migliaia di altri turisti, per godersi il sorgere del sole col profilo di Angkor Wat: in questo caso scegliamo di farci accompagnare nel tempio da una guida ufficiale (si trovano anche la mattina stessa fuori da Angkor Wat). Devo dire che purtroppo non ci ha entusiasmato: le sue spiegazioni sembravano un po’ frettolose e poco appassionate, mentre abbiamo visto altre guide che si soffermavano a lungo sulle singole parti. Ad ogni modo lo spettacolo di Angkor Wat vale la visita, per quanto il fatto di essere in mezzo a così tanti turisti mi faccia sentire un po’ come in una visita guidata nelle nostre città europee, cosa che invece non ho avvertito nei giorni precedenti girando in autonomia per i templi minori. Al termine della visita ci raggiunge di nuovo Chang che col suo tuk tuk ci accompagna verso gli altri grandi templi di Angkor Thom, Bayon e Ta Prohm – lui si è rivelato essere molto più appassionato della guida di prima nelle spiegazioni! Nel ritorno alla guesthouse gli chiediamo anche di fermarci a mangiare qualcosa in un posto locale, e così abbiamo modo di gustarci un buon street food in sua compagnia. Siem Reap, è stato bello!

BATTAMBANG – 10/12 novembre 2024

La mattina inizia col viaggio in bus di circa 3 ore per la nostra meta successiva, la città di BATTAMBANG. All’arrivo un tuk tuk organizzato dalla nostra guesthouse ci preleva dalla stazione del bus per portarci alla guesthouse, lasciamo i bagagli e torniamo camminando verso il centro della città per esplorarlo un poco. Ci imbattiamo subito in un posto molto carino, The Lonely Tree Cafè, locale ben curato e accogliente che supporta con il ricavato alcuni progetti sociali e dà lavoro a ragazzi con disabilità; anche il cibo è molto buono, quindi più che raccomandato! Accanto a noi c’è una coppia di giovanissimi studenti locali ben contenti di chiacchierare un po’ con noi per parlare un po’ di inglese; ci consigliano un ostello vicino dove poter noleggiare lo scooter per il giorno seguente (Local Family Hostel). In realtà non è solo ostello ma fa tutto: ristorante, noleggio, tour operator… Il proprietario ci convince anche a partecipare la sera ad una “family dinner”: pensavamo si trattasse di una cena con lui e la famiglia, invece si tratta di una cena cucinata sì da loro ma rivolta ai clienti dell’ostello, in modo da socializzare e scambiare due chiacchiere. Si rivela comunque un’esperienza interessante, seppur la clientela dell’ostello ha una età media di 20 anni e noi ci sentiamo un po’ boomer…ma sentire parlare ragazzi così giovani delle esperienze che fanno in giro per il mondo suscita comunque da parte mia molta ammirazione per il loro coraggio e la spensieratezza.

Prima della cena abbiamo tempo per una passeggiata lungo il fiume di Battambang, dove verso sera con il “fresco” tantissime persone si ritrovano per fare esercizio fisico e ginnastica sfruttando gli attrezzi (per lo più sgangherati ma funzionanti) disposti lungo il fiume: cyclette, pesi, panche a disposizione di tutti. La cosa bella è che sono per lo più gli anziani ad utilizzarli, e vedi queste signore che avranno 70 anni super ginniche e snodate! I bambini invece amano i roller e gli skateboard, e sfrecciano in uno spiazzo poco lontano. Si respira un’atmosfera di semplicità e autenticità, i cambogiani da quanto visto finora amano stare all’aperto, chiacchierare tra loro senza nessuna fretta di andarsene. Questa la differenza più evidente che colgo: qui non si percepisce il tempo come qualcosa che sfugge, che manca sempre, che bisogna rincorrere; qui il tempo lo lasciano scorrere, magari solo per stare seduti a guardarsi in giro, e per sorridere a chi passa.

Il giorno successivo con il nostro fidato scooter partiamo per cercare il Bamboo Train, un “trenino” fatto da un pianale di assi di bamboo che viaggia a motore su due rotaie; una volta veniva utilizzato realmente come trasporto, mentre ora è solo un’attrazione per turisti, e noi non vogliamo esimerci dal provarlo. La parte divertente è che le rotaie a disposizione sono solo due quindi se nel tragitto si incontra un altro trenino in direzione opposta bisogna decidere: uno dei due treni viene smontato, si fa passare l’altro treno, e poi subito rimontato! Passiamo poi a visitare la Roeung’s Ancient House, antica casa cambogiana appartenuta al trisavolo dell’attuale gestore che accompagna i visitatori all’interno della casa raccontandone la storia; visita breve ma interessante.

Nel tardo pomeriggio la direzione da prendere è verso due attrazioni vicine tra loro, il tempio Phnom Sampeau e la Bat Cave: il primo è un tempio raggiungibile a piedi salendo una ripida scalinata di circa 300 gradini, che però regala sulla cima un panorama davvero suggestivo. Peccato che noi ci siamo fatti la salita quasi di corsa (e senza fiato) perché mentre salivamo i primi gradini una guida ci ha raccomandato di essere velocissimi per non perderci l’uscita dei pipistrelli dalla Bat Cave! Tutti i giorni infatti, all’incirca alla stessa ora, migliaia e migliaia di pipistrelli escono tutti insieme da questa caverna creando una scia infinita nel cielo, che dura per una buona mezzora.

Al termine dello spettacolo volatile ci aspetta però a Battambang un altro spettacolo, di tipo circense. Esiste infatti in città una scuola no-profit di arte e di circo, Phare Ponleu Selpak, che aiuta bambini e ragazzi provenienti da contesti difficili e permette loro di esibirsi per tre giorni a settimana con spettacoli di ballo, musica ed esibizioni circensi. Se vi trovate a Battambang vale la pena vederli perché sono davvero bravi, e il posto in cui si esibiscono è molto curato, c’è anche la possibilità di bere qualcosa all’interno.

PHNOM PENH – 12/15 novembre 2024

E’ arrivato di nuovo il momento di spostarci, con 5 ore di bus – comprese di soste bagno e una sosta cibo dove io e Manu rischiamo di rimanere a piedi per aspettare un caffè – arriviamo nella capitale, PHNOM PENH. Sappiamo che per la città questi sono giorni di festa per lo svolgimento del Water Festival, tre giorni di celebrazioni che vedono riversarsi in città tutte le persone dalla periferia per festeggiare con i proprio cari, vedere le gare di Dragon Boat sul fiume Tonlé Sap (che sfocia nel Mekong) e ammirare i fuochi d’artificio sul fiume. Siamo fortunati ad essere capitati qui in questo momento! Ma come prima cosa, come d’abitudine, ci concediamo i primi momenti nella città esplorandola un po’ a piedi: giro negli immancabili caotici mercati, visita all’esterno del Palazzo Reale (illuminato praticamente a giorno) e assaggi ai vari Street Food. Ormai la tecnica che abbiamo consolidato è: avvicinarci ai banchetti, osservare cosa e come mangiano, guardarci in giro in cerca di qualcuno che secondo noi possa parlare un minimo di inglese (di solito ragazzi) e cercare di farci spiegare di che cibo si tratta e ordinarlo per noi, perché solitamente i venditori di street food l’inglese non lo parlano né capiscono.

La mattina successiva, all’alba, andiamo a passeggiare lungo il fiume: come a Battambang anche qui a quest’ora la città è animata da gente che fa esercizio fisico: tantissime signore riunite in gruppetti a fare Thai Chi, Yoga o simil Zumba. Sono troppo belle da vedere! Ci aggreghiamo a un gruppetto di stretching ma appena parte il Thai Chi è evidente che noi siamo due pesci fuor d’acqua. Quindi, congiungendo le mani e facendo un piccolo inchino, ci congediamo dal gruppo di signore sorridenti.

La prima meta di oggi è il Museo del Genocidio di Tuol Sleng, ex scuola che venne trasformata in centro di detenzione e tortura durante il regime dei Khmer Rouge (anni 1975 – 1979). All’ingresso del museo è possibile acquistare un’audioguida in italiano (vivamente consigliata) che passo dopo passo spiega molto bene questo periodo storico e accompagna nelle varie stanze il visitatore con racconti, testimonianze e spiegazioni. Mentre si guardano queste stanze e si ascolta cosa è successo lì dentro vengono le lacrime agli occhi per la brutalità di quanto accaduto; ma questi scossoni fanno bene per scuoterci dal torpore della comodità della nostra parte di mondo. Questa visita è assolutamente irrinunciabile se si passa a Phnom Penh.

Altra tappa interessante è il Bophana Audiovisual Resource Center, una sorta di piccola biblioteca (gratuita) dove si può consultare, dai computer a disposizione del pubblico, il vasto archivio di filmati e mini documentari riguardanti vari aspetti della cultura, politica e storia cambogiana. È una pausa carina e utile per farsi un’idea in più su questa nazione.

Nel pomeriggio ci aspetta il Free Walking Tour prenotato la mattina stessa sulla piattaforma on line Guru Walking Tour con la guida Martin: si tratta di un giro a piedi per la città di circa 3 ore, toccando vari punti di interesse storico e culturale e soprattutto venendo guidati nei banchetti dello street food ad assaggiare piatti che forse da soli non avremmo provato: grilli, tarantole e parti poco chiare di maiali e bovini! Mentre si cammina si ha la possibilità di chiacchierare con la guida riguardo la vita quotidiana in Cambogia, ed è una bella occasione per conoscere altre persone che partecipano a questo tour. Al termine si lascia, a propria discrezione, una mancia alla guida (non c’è un costo fisso del tour, ma bisogna tener presente che per la guida si tratta di un lavoro vero e proprio!).

La giornata successiva inizia con il Russian Market, mercato dove si può trovare ogni cosa possibile immaginabile, tra cui capi di abbigliamento di marchi famosi (Adidas, Nike, Ralph Lauren, …) non è ben chiaro se contraffatti oppure originali ma, essendo prodotti proprio in Cambogia, con prezzi decisamente diversi da quelli venduti in Europa. All’interno la zona “cibo” è allestita con tavolini e sedie dove poter mangiare vedendo quello che preparano – non so se è sempre una cosa positiva eh eh. Ci spostiamo poi più a sud per vedere la Factory Phnom Penh: una vecchia fabbrica Levi’s trasformata in spazi di coworking, negozi di arte e tatuaggi, bar, palestre, ecce cc. Peccato che quando siamo arrivati fosse praticamente tutto chiuso, credo per la festività del Water Festival quindi, seppur sia stato possibile accedervi, non si percepiva l’atmosfera moderna e giovane che immagino caratterizzi questa Factory. Ci spostiamo con il tuk tuk a visitare il Museo Nazionale di Cambogia: personalmente siamo rimasti più affascinati dall’esterno del museo che dal suo interno, con i suoi giardini curati, i laghetti con le ninfee e la vista del verde delle piante che contrasta con il rosso degli edifici; tutto questo trasmette un bel senso di pace a fa venire voglia di sedersi sulle panchine a guardarsi attorno.

La sera ci godiamo lo spettacolo del Water Festival, con una folla incredibile di gente che si riversa sulle strade attorno al fiume (mai vista così tanta gente insieme!) per assistere allo spettacolo dei fuochi d’artificio; si cammina in mezzo a bancarelle, a street food, a motorini, a famiglie sedute sul prato con le stuoie – è un caos totale ma alla fine controllato, come un flusso. Ecco, questa città sembra lasciare scorrere tutto, come se avesse un suo equilibrio di fondo che comunque funziona.

KOH RONG SAMLOEM – 15/17 novembre 2024

Trasferimento verso sud! Con il bus da Phnom Penh ci spostiamo verso Sihanoukville, raggiunta dopo circa 2 ore. Da qui partono i traghetti per le isole principali; la nostra scelta è l’isola di KOH RONG SAMLOEM, più tranquilla rispetto a Koh Rong che invece è famosa per i party.

Il biglietto per il tragitto andata/ritorno sull’isola è di $25, non c’è modo di contrattare e tutte le agenzie fanno lo stesso prezzo. Arrivati sull’isola ci illudiamo che ci aspetti una “facile camminata pianeggiante di nemmeno mezzora” (stando a quanto detto dalla veditrice dei biglietti) per arrivare al nostro alloggio, dall’altra parte dell’isola rispetto all’attracco del traghetto…invece: trekking nella giungla! E mica troppo pianeggiante, insomma: arriviamo a destinazione felici di toglierci dalle spalle i nostri pesanti zaini! Ma quando arriviamo veniamo ripagati dallo spettacolo davanti a noi: mare splendido, spiaggia deserta e verde tutto attorno. Neanche a dirlo, mettiamo subito il costume e via col primo tuffo!

Il risveglio del giorno successivo sembra il naturale proseguimento del giorno precedente: costume e tuffo nell’acqua calda come inizio della giornata. Prendiamo in prestito delle maschere dal nostro alloggio e osserviamo un po’ i pesci attorno a noi, non c’è una barriera corallina ma è comunque un bellissimo spettacolo. Questa parte dell’isola è sicuramente meno turistica rispetto a quella dove attracca il traghetto, la spiaggia – Lazy Beach – è breve (circa 2 km) e si susseguono 4 o 5 piccole strutture gestite per lo più da europei (francesi, spagnoli, portoghesi); la cosa carina è che si può liberamente spaziare tra queste strutture per mangiare o bere qualcosa, i proprietari si conoscono tutti e spesso si vede il gestore di una struttura che prende una birra insieme ai proprietari dell’altra, insomma il clima è molto rilassato. Il lato negativo dell’isola in generale è che non esiste alcun mercato dove acquistare merce o cibo, e si è costretti quindi a spendere nelle strutture dove i prezzi sono più alti rispetto alla terraferma. Confrontando le varie strutture sulla nostra spiaggia ci è sembrato che il Sunboo Beach Bungalows fosse quello un po’ più carino sia come alloggi che come cibo. Le giornate su questa parte di isola passano tra bagni, pisolini sulle amache, sup, gite in kayak e, volendo, escursione notturna a vedere il plancton luminescente.

L’ultima giornata sull’isola non può che iniziare con il tuffo mattutino per poi rimettersi gli zaini in spalla e ripartire alla volta del traghetto; rispetto all’andata il traghetto fa ora molte più tappe per rientrare a Sihanoukville quindi meglio non avere orari prefissati per lo spostamento verso la prossima città altrimenti si rischia di perdere la coincidenza. Arrivati al porto prendiamo i biglietti per il bus che ci porterà a Kampot, la prossima meta. Il costo è di $10 (sembra che qui ogni bus costi così!), il pulmino stavolta è piuttosto sgangherato, e sentiamo tutte – ma proprio tutte – le buche sulla strada. Ecco cosa servirebbe adesso: un bel massaggio Thai come quello fatto a Bangkok!!

KAMPOT – 17/21 novembre 2024

Il nostro alloggio a KAMPOT è la Pepperian Guesthouse, un poco fuori dal centro ma consigliata perché in una zona tranquilla e nel verde, il proprietario è molto gentile, la struttura è pulita e accogliente e offre vari servizi (noleggio scooter, servizio gratuito lavanderia, wi-fi).

Già il primo giorno sfruttiamo il noleggio dello scooter (che utilizzeremo tutti i giorni in cui abbiamo alloggiato qui perché davvero comodo per girare): direzione Bokor National Park. Per raggiungerlo si percorre una strada asfaltata di circa 30 km che sale sempre di più, fino a raggiungere la quota di 1000 mt, perfino il clima cambia, non siamo più abituati all’idea di “fresco”! E’ davvero piacevole guidare lo scooter in questa zona, ci provo anche io con Manu come passeggero e fila tutto liscio…quindi lo potete fare tutti! Durante la salita si può ammirare la statua di un Buddha gigante, meta di pellegrinaggio, ed una vecchia chiesa cristiana abbandonata Bokor Catholic Church; arrivati in cima quello che ci aspetta in realtà è un po’ deludente: una serie di edifici abbandonati che hanno un aspetto decisamente spettrale, infatti leggiamo che qui hanno girato vari film sul tema “città fantasma”. Insomma, più interessante il viaggio in sé in scooter per arrivare fino a qui che quello che abbiamo trovato! Nel ridiscendere verso Kampot facciamo sosta alla cascata Popokvil Waterfall, ma non essendo periodo di molta acqua nel fiume, anche la cascata non è niente di che. Rientrati alla guesthouse il proprietario ci spiega che un tempo il parco era di proprietà del governo, ed era una zona ricca di verde dove la gente di Kampot si spostava per fuggire dal caldo della città; in seguito il governo ha venduto questa zona a delle big corporation cinesi che stanno costruendo moltissimi edifici, sedi di affari non del tutto leciti.

Ci spostiamo in città per il pranzo al Ecran Noodles di Kampot, dove proviamo degli ottimi “ravioli” home made. Il pomeriggio passa in sella al nostro motorino per esplorare le strade di campagna attorno: è rilassante poter girare a zonzo e guardarsi in giro, le stradine sterrate permettono di passare in mezzo ai villaggi e scambiare i sorrisi con i loro abitanti, osservandoli mentre sono impegnati nelle loro attività quotidiane o semplicemente mentre si rilassano. La sera ci affidiamo al consiglio culinario del nostro host, e ceniamo con i local al Yean Long Restaurant, cibo genuino e prezzi da cambogiani. Infine giretto serale al Night Market e si va a dormire.

Il giorno successivo ci spostiamo in scooter verso la piantagione di pepe The Plantation, famosa in questa zona (ci sono anche altre 2 o 3 piantagioni di pepe visitabili). Offrono una visita guidata gratuita di circa 1 ora in cui spiegano i vari tipi di pepe e il processo di coltivazione, facendo vedere alcuni parti della piantagione e terminando con una degustazione vera e propria di pepe e di spezie. Moto carina! Ovviamente non ci sottraiamo dall’acquistare prodotti dal loro shop. Nel tragitto di rientro a Kampot facciamo sosta ad una grotta che contiene un tempio hindu, la Phnom Chkgok Cave: all’ingresso un ragazzo si offre di farci, a pagamento, da guida ma rifiutiamo pensando che la grotta possiamo anche trovarla da soli; in realtà arrivati alla grotta e al suo tempio, dopo numerosi scalini in salita, scopriamo che ci si può addentrare di più nella grotta, un po’ come degli speleologi, ma col buio totale e non sapendo dove andare esattamente preferiamo fare dietro front. Non so se la parte interna della grotta meritasse, però col senno di poi il ragazzo-guida alla base potevamo anche accettarlo. Rientrati a Kampot decidiamo di avventurarci alla ricerca delle cascate indicate dal nostro host, le Veal Pouch Waterfall – partiamo con lo scooter lungo strade sterrate, sbagliamo (Google Maps non è così affidabile qui) ma poi grazie a indicazioni locali troviamo il parcheggio. Partiamo quindi a piedi lungo un sentiero pensando di raggiungere in poco tempo queste famose cascate invece…saliamo, saliamo, saliamo…tra l’altro lungo un sentiero pieno di rifiuti, di plastica ovunque, decisamente malandato e ogni tanto pure invaso da piante e radici. Insomma, dopo almeno 40 minuti decidiamo che forse perderci nella giungla cambogiana quando inizia ad essere pomeriggio inoltrato non è una saggia scelta e allora, un po’ a malincuore, facciamo dietrofront. Sta di fatto che queste famose cascate non le abbiamo mai trovate! In compenso ci lanciamo nell’acqua del fiume che scorre accanto e che crea delle belle pozze invitanti. Il pomeriggio è salvo. La mia giornata si conclude con un taglio di capelli presso una parrucchiera locale lungo la strada di Kampot: la ragazza era parecchio agitata all’idea di dover fare un taglio ad una turista, o almeno così mi sembrava, visto che lei non parlava inglese e per capirci abbiamo chiesto l’intermediazione della ragazza che vendeva bibite accanto!

L’ultima giornata a Kampot passa in maniera rilassata, con una buona e abbondantissima colazione a Simple Things (una porzione è sufficiente per mangiarci in due!), giro al market e pomeriggio con noleggio kayak sul fiume Preak Tuek Chhu, dove percorriamo il “green loop”, anello che in circa 50 minuti permette di pagaiare tranquilli godendosi la vegetazione attorno (anche qui ahimè rifiuti un po’ dappertutto). Il kayak è noleggiabile presso le tantissime guesthouse che si affacciano sul fiume, potrebbe essere carino fare questa gita al tramonto per godersi i colori della sera (ma portatevi l’antizanzare). Al rientro in città proviamo l’Epic Arts Cafè, consigliato sulla Lonely Planet, e in effetti si tratta di un locale molto carino e curato, sia per mangiare che per bere qualcosa, che aiuta le persone con disabilità. Rientriamo la sera alla guesthouse godendoci l’ultimo giro in scooter circondati dal traffico controllato di tutti gli altri motorini. Kampot, ci hai regalato delle belle giornate!

KEP – 21/22 novembre 2024

Ci rimettiamo in viaggio la mattina: vorremmo andare verso la prossima destinazione, KEP, in treno ma on line non si capisce se esista o meno un treno, allora ci facciamo portare direttamente alla stazione con un tuk tuk e ahimè scopriamo che il treno c’è, ma è solo uno e parte nel tardo pomeriggio. Nulla, ripieghiamo sul solito bus! La comodità del bus è che spesso, come in questo caso, ci lascia proprio di fronte al nostro alloggio, anche se ciò significa fermare il bus esattamente in mezzo alla strada. Su questo i cambogiani sono favolosi. Noleggiamo uno scooter con cui andiamo subito al mercato di Kep, il Grab Market (la città è famosa per i granchi…come ricorda la statua a forma di granchio gigante posizionato fronte mare): si tratta di un mercato con pesce di vario tipo, ci facciamo convincere a provare alcuni spiedini cotti al momento, peccato che qui friggono tutto quindi alla fine il gusto non è così eccezionale. Ci spostiamo poi al Kep National Park, dove si può percorrere un anello di circa 8 km o con lo scooter o a piedi dentro il parco; noi l’abbiamo fatto a piedi – sinceramente non è così bello, il parco in sé non è ben tenuto e, a parte qualche piccolo punto che offre la vista verso l’oceano, il resto lascia un po’ a desiderare.

La mattinata successiva passa girando in scooter sulla strada che costeggia l’oceano, godendosi l’aria e guardandosi attorno: qui al posto dei lettini in spiaggia usano le amache, per cui si vedono distese di amache penzolanti che trasmettono quell’idea di vita lenta che sembra pervadere la Cambogia. Torniamo poi alla guesthouse dove a metà giornata passa a prenderci il bus – stavolta è l’autista stesso che viene a chiamarci direttamente al nostro alloggio, sempre fermando il bus in mezzo alla strada! Da oggi il viaggio mio e di Manu si divide: lui tornerà a Phnom Penh per prendere l’aereo di ritorno a casa, io mi avventuro per una settimana di volontariato in una scuola della campagna attorno a Phnom Penh. E questa è un’altra storia da raccontare…

Per concludere, cara CAMBOGIA, mi hai regalato una bellissima accoglienza in Asia: mi hai conquistato con i tuoi mercati, con la disponibilità dei tuoi abitanti e i loro sorrisi pur senza capirci a parole, con i sapori così diversi da nostri e con un modo di trascorrere il tempo tutto tuo, che è un po’ come stare su un’amaca, dondolando e guardandosi in giro.

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2 Commenti

  • Laura Giudici

    Ciao Silvia confesso che in queste ultime settimane ho spiato spesso il tuo stato su wathsapp, mi hai fatto viaggiare stando a casa. Bella avventura. Brava !! Ti aspetto in biblioteca per la prossima guida turistica. Buona vita. Laura

    • Silvia

      Ah ah ah promesso, passerò a raccontare!!

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Chi sono

Silvia

Nata a Clusone (BG), vivo e lavoro a Milano.

“Non tutti quelli che vagano sono persi” – ecco, l’idea di perdermi nel mondo e nelle sue mille facce mi affascina proprio. Natura, culture, persone, esperienze nuove: sono curiosa di tutto ciò. E tu?

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